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Perché siamo tutti imbecilli

Se nessuno riesce più a mostrare i fatti quotidiani diversamente dalle versioni ufficiali vuol dire che abbiamo perso definitivamente lucidità; forse siamo tutti imbecilli.

Non si tratta solo di mancanza di senso critico o di paura delle reazioni di chi gestisce il potere; è venuta meno la capacità stessa di dare un senso alla verità.

L’imbecillità ha preso il campo e si prepara alla battaglia finale. Non è uno scenario di guerra classico, in cui morivano anche gli strateghi e gli imperatori. Oggi chi promuove la guerra raramente è toccato dagli orrori che toccano chi la guerra la subisce.

Politici, strateghi e dittatori restano comodamente seduti a guardare gli imbecilli che muoiono senza sapere perché. Ma questi imbecilli siamo tutti noi. Affetti da paralisi esistenziale accorriamo ad applaudire alla retorica dei “one man show” che si esibiscono in tutti i settori dello scacchiere di guerra.

Tuttavia non c’è nulla da scoprire oltre il videogioco del potere. Se esistesse il giornalismo vero, quello che ha portato allo scandalo del watergate, che ha mostrato la vera faccia della mafia e delle guerre, non resteremmo coinvolti nello spettacolo della lite universale prodotta quotidianamente dalla stampa.

La nostra mente si attiverebbe e noi sapremmo come agire. Invece siamo immobili: non sappiamo più cosa farcene della verità. È una sorta di articolo fuori moda: anche l’ordine costituito esercita l’equilibrismo mediatico dei “fatti alternativi ai fatti”. La recente farsa delle elezioni presidenziali americane lo ha spiegato chiaramente.

Al primo atto il candidato Presidente denunciava possibili brogli elettorali e la diffusione di false notizie sul suo passato; al secondo atto, lo stesso Presidente si adoperava a diffondere notizie false sui sondaggi; al terzo atto, il suo portavoce Sean Spicer si è scagliato contro i giornalisti e contro la falsità della stampa.

Tutti questi sono fatti: veri e falsi nello stesso tempo perché inchiodati al confine fra due mondi, completamente sganciati da una concretezza. Non ci sono uomini e donne dietro quelle cifre. Non ci sono pensieri, non c’è un sistema di valori. Sembra l’atto finale dello scenario fantascientifico descritto da Asimov: il controllo mentalico.

Nel nostro caso sembra più appropriato pensare all’imbecillità come forma di controllo della massa critica.

Perché “più la menzogna è vicina alla verità, più è efficace. E la verità stessa, quando la si può usare, è la menzogna migliore”.