C’è giustizia in un sistema bloccato dalla burocrazia?
Tutti subiamo, da tempo, il cosiddetto “sistema bloccato”, la sua improvvisa irruzione nella nostra vita quotidiana e la violazione dei nostri diritti essenziali. Pochi esempi ricorrenti: l’interruzione di un servizio pubblico o la sua inadeguatezza, il conflitto fra leggi incomprensibili o male interpretate, l’abuso di potere.
Diviene impossibile ottenere quello che ti spetta di diritto nel settore della sanità pubblica, del trasporto, del diritto allo studio, della giustizia. Una cosa è sicura: il sistema fa parlare di sé solo quando non c’è più nulla da fare per risolvere il nostro problema.
Dovrebbe essere il contrario e invece abbiamo notizie del “sistema” ogni qualvolta qualcosa va storto. Troppe leggi scritte male e applicate peggio, troppa burocrazia per controllare i poveracci e lasciare liberi i deliquenti.
Il risultato è la mancanza assoluta di trasparenza, cioè una delle condizioni fondamentali affinché ci sia giustizia sociale. Viviamo in una società fatta di tanti piccoli mondi che non comunicano più tra di loro.
Sono mondi che si escludono a vicenda perchè spesso non sanno nemmeno di esistere. Viviamo in una società complessa, da un lato apparentemente aperta alle iniziative individuali, (internet è la trappola maggiormente esemplificativa), dall’altro totalmente escludente.
Il sistema emargina perché non è stato progettato per proteggere i diritti umani ma per tenere in vita il motore della ricchezza e del potere. Malgrado ciò, abbiamo bisogno del sistema per vivere, così come lo schiavo ha bisogno del suo padrone per mangiare, per cui è plausibile pensare che anche noi siamo bloccati.
Grazie al sistema, la società è diventata un grande manicomio e, noi tutti, dei disagiati mentali, cioè incapaci di agire.
Eraclito avvertiva che coloro che sono desti hanno un mondo comune mentre, nel mondo dei dormienti, ciascuno si volge alla propria individualità. Sarà ora di svegliarsi?