Secondo Jean Baudrillard la commemorazione è l’opposto della memoria. Il fatto che ci sforziamo a ricordare le tragedie causate dall’ottusità dell’uomo, non aggiunge nulla alla nostra capacità di non ripetere gli stessi errori. La storia non insegna nulla.
A pochi giorni dalle commemorazioni per le stragi causate dai bombardamenti atomici (Hiroshima, 6 agosto 1945, 90 mila vittime; Nagasaki, 9 agosto 1945, 160 mila vittime) ci assale il dubbio che forse dobbiamo soltanto “saper dimenticare”.
Bisogna dimenticare l’educazione che trasforma i bambini in imbecilli come noi, magari con un alto quoziente intellettivo; che gli instilla la paura di fallire, l’obbedienza cieca; che fomenta la violenza latente producendo false sensazioni di sicurezza, negando l’idea della morte, potenziando il credo dell’ambizione come valore unico. Sopraffare gli altri.
Questo è il motto che nei tempi immediatamente successivi all’adolescenza diventerà un imponente meccanismo di costruzione del nemico. Costruiamo nemici a tutti i costi. Solo loro ci fanno sentire vivi. E così si spiega anche perché gli Stati Uniti sganciarono quelle bombe malgrado non ce ne fosse bisogno per vincere la guerra. Anche noi siamo così: siamo abituati a cercare la via più breve verso l’obiettivo. Costi quel che costi. Tutto è meglio della sconfitta.
Abbiamo dimenticato gli ospedali rasi al suolo negli ultimi anni in Siria, Afganistan e Iraq? Non importa il prezzo che si paga per questa assurdità. Importa la logica del sistema. Würzburg, una città d’arte tedesca di centomila abitanti bombardata il 16 marzo 1945 da 225 aerei degli alleati.
Una città senza industrie, senza importanza strategica. Cinquemila morti. Dai documenti ufficiali emerse che gli alleati erano a corto di obiettivi. Dovevano consumare le bombe. E che dire degli inglesi che affondarono la portaerei argentina “General Belgrano” il 2 maggio 1983 praticamente a guerra finita? Esiste qualcuno che elabora a nostra insaputa le istruzioni per dimenticare? O siamo noi stessi che proteggiamo la nostra violenza?