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Lo raccomanderei a tutti quelli che lottano per la giustizia in Italia: un corso per diventare fantasmi.

Sarebbe un modo giusto per sottrarsi alla tentazione di accettare una verità di mezzo, un verità messa come una pezza malconcia all’irrimediabile. I fantasmi viventi sono come dei giganti con gli occhi da bambino, sono come Bud Spencer, angeli che mangiano fagioli.

Silenziosi, fuori dalla mischia della retorica e del chiacchiericcio televisivo e premiale, i fantasmi sono osservanti: hanno assistito alla lunga serie di misteri rimasti irrisolti, Mauro Rostagno, Enrico Mattei, Paolo Borsellino, Peppe Valarioti, Fortunato La Rosa, Giorgiana Masi, Emanuela Orlandi e tanti altri, purtroppo.

Questi sono ancora casi noti, di cui la cronaca non è riuscita a spegnere la notizia ma per i quali non possiamo certo dire che “la verità viene sempre a galla”.

Le cosiddette verità ufficiali sono mosaici costantemente ricomposti secondo le logiche di potere che si succedono, perché la storia, si sa, la inventa il potere del momento. Anche per casi come l’omicidio di Peppino Impastato, dove esiste una sentenza di condanna, la lunga serie di depistaggi e di tradimenti di apparati dello Stato lascia ancora oggi aperta la questione sulla verità.

Ora, il problema è che a questa scarsità di verità ufficiali “vere” abbiamo reagito con un tiepido sentimento di speranza nel futuro, in alcuni casi accompagnato da distorte interpretazioni della storia (la celebre frase di Falcone ripetuta all’infinito rientra in una di queste banali interpretazioni).

In questo modo stiamo lasciando il campo ai matti e ai furbi che con paranoiche ricostruzioni dei fatti contribuiscono ancor di più ad affossare la giustizia. A degli amici molto cari che credono fermamente nella supremazia della verità, suggerirò caldamente di iscriversi al corso per diventare fantasmi.