In pieno clima di “tempi bui” una buona notizia la porta il Cirque de Soleil della Riviera Maya (nota meta vacanziera messicana) che assumerà i messicani rimpatriati forzatamente dagli Stati Uniti.
Solo nel 2016 più di 220 mila messicani (di cui 13 mila minori di età) sono stati deportati nelle città di frontiera (Tijuana, Ciudad Juarez) alimentando una situazione sociale già esplosiva.
Spesso il motivo del rimpatrio dipende dall’aver avuto una semplice multa per infrazione al codice della strada, o reati minori. Molti di loro dovranno reinventarsi un lavoro; la cosa più semplice sarà entrare nel gigantesco mercato del commercio informale che sostiene ormai un esercito fantasma di lavoratori.
Il Cirque de Soleil ha la convenienza di assumere persone che parlano spagnolo e inglese e riesce cosi a rappresentare un modello virtuoso per contrastare una drammatica situazione che lascia nell’abbandono e nella disperazione esseri umani senza più casa, lavoro e futuro.
Ancora una volta sembra inutile chiederci quali siano le cause di queste sofferenze senza sentirci tutti, in qualche modo, responsabili. Soprattutto noi cittadini del mondo occidentale, educato e civilizzato, sostenitori e a volte improvvisati esportatori di democrazia e pace, dovremmo chiederci se dobbiamo dare una risposta a tutti coloro che sono annegati nel mar mediterraneo tentando di raggiungere l’Europa, a tutti coloro che sono stati brutalmente uccisi, torturati, violentati, tentando di passare le frontiere del centro America.
Dobbiamo dare una riposta o resterà per sempre l’inquietante interrogativo che Boris Pasternak scolpisce nel Dottor Zivago: “É successo molte volte nella storia. Ciò che è stato concepito come nobile e elevato si è dimostrato una cruda realtà”.